Amore, imitazione, testimonianza

Di seguito vi proponiamo l’omelia che stamane, P. Andrea Mandonico sma, già vicepostulatore della causa di canonizzazione di Charles de Foucauld, ci ha regalato durante l’Eucarestia celebrata nella nostra cappella a Tre Fontane (Roma).

Oggi è l’anniversario del nostro Padre Carlo. Egli è un dono che Dio ha fatto a noi, suoi compagni di viaggio, e a tutta la sua Chiesa. In tante parti del mondo si festeggia il piccolo fratello di Gesù, San Charles de Foucauld. Pieni di gioia, rendiamo grazie a Dio per questa immensa grazia.

Non so chi abbia scelto questo vangelo per la sua festa. Ma in ogni caso mi sembra che riassuma bene la figura e la spiritualità del nostro Santo: l’amore per Dio e per gli uomini; la gioia che viene dal Vangelo; l’amicizia con Gesù; il dono della propria vita; l’imitazione del Maestro; la preghiera, ecc.
Tra tutti questi suggerimenti, ne ho scelti tre: amore, imitazione e testimonianza.

Si tratta di temi classici, li conosciamo a memoria eppure riascoltarli di tanto in tano e cercare di seguire i consigli della sua vita, ci aiuta a rinnovare la nostra “sequela”.

L’amore. Un amore che nasce dalla bontà del Padre che ci ama come ama lui e ci invita ad amare come ha fatto Gesù. “Come il Padre ha amato me così io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9)
Commentando questo passo, fr. Charles scriveva: “Quanto sei buono, mio Dio, che trasformi tutta la nostra vita spirituale, tutta l’opera della nostra santificazione e salvezza, tutti i nostri doveri, semplicemente in amore… Mio Dio, quanto sei divinamente buono!”

E ancora: “Nei quattro Vangeli, tutte le tue parole e tutti i tuoi esempi hanno lo scopo di accendere nei nostri cuori: l’amore divino, l’obbedienza a Dio, la sua imitazione, la sua contemplazione, l’amore per il prossimo”.
E sappiamo bene come fr. Charles abbia perso la testa per Gesù: ha dato tutto se stesso per amarlo e far conoscere il suo amore, fino a dare la vita il 1° dicembre 1916. 

“Quello che vi comando è di amarvi gli uni gli altri”. “Amare Dio, amare gli uomini, questa è tutta la mia vita, spero”. Una speranza divenuta realtà 107 anni fa e che oggi è diventata una testimonianza per tutta la Chiesa del terzo millennio.

Da questo amore nasce l’imitazione, ovvero il mettersi alla scuola di Gesù. “Questo è il mio comandamento: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 15,12). Fr. Charles scrive: “Tu ci inviti a imitare il Signore… quando amiamo Dio lo imitiamo per unirci a lui, quando imitiamo Dio, lo amiamo… Quindi amate Dio perché lui vi ama per primo… Per amare Dio, obbeditegli e imitatelo: in questo consiste la pratica dell’amore; ecco ciò che ci dice Gesù, il nostro Amato e il nostro Dio; ascoltiamolo, con il cuore pieno e traboccante di infinita gratitudine verso Dio che si degna di amarci e di dirci che ci ama; amiamolo a nostra volta e amiamolo non solo con la bocca, ma anche con il cuore e, quindi, con le azioni, obbediamogli e imitiamolo, perché queste sono le due opere, le due pratiche dell’amore per eccellenza”.
Imitare Gesù significa amare come lui ci ha amato, cioè nel dono totale della nostra vita per i fratelli e sorelle, condividendo con loro l’amicizia di Gesù, l’amicizia che ci lega a lui e, attraverso di lui, al Padre.

Per meditare sul terzo punto, quello della bontà, riprendo quanto Papa Francesco ha detto ai pellegrini nell’udienza del 18 ottobre scorso San Charles de Foucauld, figura che è profezia per il nostro tempo, ha testimoniato la bellezza di comunicare il Vangelo attraverso l’apostolato della mitezza: lui, che si sentiva “fratello universale” e accoglieva tutti, ci mostra la forza evangelizzatrice della mitezza, della tenerezza. Non dimentichiamo che lo stile di Dio sta in tre parole: vicinanza, compassione e tenerezza. Dio è sempre vicino, sempre è compassionevole, sempre è tenero. E la testimonianza cristiana deve andare per questa strada: di vicinanza, di compassione, di tenerezza. E lui era così, mite e tenero. Desiderava che chiunque lo incontrasse vedesse, attraverso la sua bontà, la bontà di Gesù. Diceva di essere, infatti, «servitore di uno che è molto più buono di me». Vivere la bontà di Gesù lo portava a stringere legami fraterni e di amicizia con i poveri, con i Tuareg, con i più lontani dalla sua mentalità.”

Che Dio ci dia la grazia di crescere sempre più nell’amore, nell’imitazione e nella bontà di Dio, come ci ha mostrato san Charles de Foucauld durante tutta la sua esistenza, affinché tutta l’umanità trovi la sua pienezza di amore, gioia e vita.

P. Andrea Mandonico, sma

Le citazioni di Charles de Foucauld sono state liberamente tradotte dal francese

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