Abbracciare la mia umanità

Natale è Dio che abbraccia la nostra umanità. Natale è ogni volta che accogliamo la nostra umanità fragile, finita… è lì che Dio, nascondendosi e si rivela.

Un anno e mezzo dopo la morte improvvisa di mia madre, uno dei miei fratelli minori ha avuto una leucemia acuta e, nel giro di due settimane, a soli 33 anni, ci ha lasciato. Molte persone sono venute a condividere il nostro lutto, con fiori, candele, incenso, preghiere, messe… e anche lacrime, molto sincere…

Eppure, nonostante fossi circondata e persino trasportata da tanta attenzione e affetto, profondamente da qualche parte, mi sentivo inconsolabile. Mi abitava una solitudine lancinante!

Questa sensazione è continuata immutabile, come uno strano e insistente sussurro, finché non si è trasformata in una tristezza dilagante che ha infine catturato la mia attenzione.

È così che ho iniziato a intravedere l’esistenza di questo luogo della mia umanità, che mi comunica messaggi reali, ma incompatibili con i ragionamenti e le teorie che ho ricevuto nella mia educazione umana e persino cristiana.

Ne ho parlato con una piccola sorella e mi ha consigliato di farmi accompagnare da una persona competente per elaborare il lutto. Non ero molto convinta, ma mi sono fidata di lei e sono andata. Così, man mano che procedevo, ho lasciato riemergere un altro lutto e poi un altro ancora: entrambi erano ben sepolti nella mia memoria. All’età di 4 anni ho perso mia sorella maggiore e sei anni dopo quella minore.

Erano partite improvvisamente e solo allora ho capito che le avevo vissute come violenti sradicamenti! Si è risvegliata in me una sorta di rabbia, di aggressività, di rivolta contro Dio e, ovviamente, in alcune situazioni particolari, verso chi mi era vicino. La sofferenza che avevo portato in me per tanto tempo aveva generato in me una violenza incontrollabile. Questo a volte mi ha portato a ferire gli altri. Lasciarmi accompagnare è stato un lungo cammino, ma mi ha permesso di raggiungere questo luogo nascosto alla mia coscienza per ritrovare, sepolta in me, questa parte reale e molto fragile di me stessa mi ha chiesto di mettermi al suo fianco, imparare il suo linguaggio per poterla ascoltare, a volte piangere con lei, accogliere le sue parole senza giudicare o fare la morale… Con il tempo ho avuto l’impressione che avesse cominciato a fidarsi di me, che riuscisse a sorridere con me. E poi mi ha mostrato altre parti ferite e sepolte…

E questo è anche il modo in cui abbiamo recentemente attraversato con lei la morte di mio padre, di nuovo improvvisa!

Sembra che questo percorso mi faccia incontrare il Dio incarnato in modo molto reale, come se Lui, a un certo punto, fosse “uno” con me, proprio in questo luogo fragile e vulnerabile. Questo non vuol dire che la mia vita di preghiera sia facile: dubito, lotto, non so ancora come pregare e ne soffro. Ma questo “momento” è anche molto vero, perché vedo che i passi che faccio oggi raggiungono con compassione l’una o l’altra piccola sorella nelle sue ferite, nelle sue sofferenze, e anche nella sua durezza e violenza. Come non riconoscere, in tutto questo, il segno che Egli è lì e che è all’opera?

Ps Emmanuelle-Linh

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