Quando i sogni si realizzano

Da adolescente sognavo di fare la postina.

E poi sono arrivata a Stettin… il sogno si è riaffacciato e mi sono candidata.

Non è stato semplice: l’amministrazione temeva sia reazioni rispetto al mio abito, sia possibili difficoltà nella collaborazione con i colleghi “poco pii”, non da ultimo, infine, che mi mettessi a “predicare” sugli usci o nei pianerottoli.

Nonostante le obiezioni iniziali mi hanno assunta.

Al mattino presto iniziamo smistando le lettere, le leghiamo e le carichiamo su un carrello o su una bicicletta oppure su un’auto… tutto dipende dalla grandezza e dalla distanza da percorrere. Solitamente sono alla “guida” di un carrello che, a volte, arriva a pesare anche 50 kg. I primi due anni le condizioni erano molto dure e quasi mai riuscivo a sbrogliarmela nei tempi stabiliti dal contratto. Lavoravamo spesso 10 o addirittura 12 ore al giorno. Lavorare a queste condizioni non è stato facile. Oggi sono felice di aver perseverato: grazie ad un avvicendamento nella direzione molto è cambiato.

Siamo una squadra davvero variegata. Mi ritrovo con colleghi che hanno un’istruzione elementare e altri con, addirittura, una formazione universitaria. Agli inizi, nella squadra, eravamo solo due donne. Oggi siamo la metà del personale. Alcuni, soprattutto tra i più giovani, non raccontano ai loro amici dove lavorano. Qui in Polonia, dire di lavorare alla poste è come affermare che non si sia riusciti a trovare una buona sistemazione.

Condizioni lavorative migliori facilitano le relazioni fra colleghi. Tutto diventa improvvisamente più semplice… i rapporti si fanno più cordiali e percepisco una certa solidarietà. Mi sento accolta da buona parte del personale. Il dopo-lavoro, che di tanto in tanto frequento, si rivela uno spazio e un’opportunità per conoscersi reciprocamente. Mentre le relazioni si approfondiscono comprendo sempre meglio perché, nella nostra società, così tante persone sono deluse dalla Chiesa o si sono allontanate dalla fede.

Sono ben cosciente che abbiamo visioni molto diverse. All’inizio avevo la sensazione che in alcune situazioni mi mettessero alla prova. Quando il tono di alcune discussioni scivolava nel volgare, allora stava a me decidere come reagire. Ancora oggi mi ritrovo a soppesare quando è bene soprassedere e quando, invece, è assolutamente necessario parlare e/o correggere amichevolmente. Ho imparato con il tempo che rispondere solo alle domande che mi vengono poste direttamente, non si rivela essere sempre la buona soluzione .

In questo lavoro mi pare si nascondi qualcosa del mistero della Visitazione. Consegno la posta in un grande complesso di case popolari. Qui vivono molte giovani famiglie e, non di rado, mi condividono la loro gioia… succede soprattutto quando sono in dolce attesa. E poi, va quasi da sé, che veda crescere i bimbi. Non basterebbe un libro per raccontare le reazioni di quanti si stupiscono che la postina sia… una suora! Con gli anni le relazioni cambiano, si consolidano. Sempre più spesso capita che gli scambi, pur brevi, siano intensi e personali. Divento testimone di eventi dolorosi: separazioni, morti, malattie e debiti… Incrocio persone che dicono di non conoscere Dio, che lo hanno dimenticato o, persino, respinto. E poi ci sono momenti rari e preziosi, nei quali fra un discorso e l’altro Gesù si fa presente… È una scoperta che mi aiuta a tenere duro… e mi dà coraggio. Non tutti gli incontri sono sempre così luminosi, anzi, a volte addirittura particolarmente faticosi soprattutto quando fuori c’è pioggia e tira vento.

I Salmi mi fanno compagnia “rendi i miei piedi simili a quelli delle cerve” mi vado ripetendo mentre carica, salgo al quarto piano -spesso senza ascensore- a consegnare una raccomandata… La sera le tante persone incontrate nella giornata continuano ad accompagnarmi sulla strada del ritorno. In fraternità racconto di loro alle mie piccole sorelle e ogni volto trova il suo posto nella nostra preghiera comune.

Ps Hyacintha

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