Amo la mia vita

Sono nata in un piccolissimo borgo della Francia.

Ultima di 5 figli, vengo da una famiglia di contadini. La fede di mia madre e il buon umore di mio padre sono ricordi che mi accompagnano tutt’ora.

Avevo quattro anni quando mia madre si ammala: resterà paralizzata per sedici lunghi anni. Ho ricevuto la prima comunione a casa, sul letto, vicino a lei. Il lavoro dei più piccoli era il pascolo. Ho così trascorso ore e ore appresso alle mucche. Il silenzio della campagna, la bellezza della natura mi facevano sentire Dio vicino.

Un giorno, avevo otto anni, due piccole sorelle di Gesù sono venute nel mio villaggio per presentare la loro vita. Rimango folgorata da due foto che proiettano: Charles de Foucauld dallo sguardo profondo e ps Magdeleine circondata dai suoi amici nomadi. Mi sentivo attratta da questi volti. Ma gli anni passano, mia sorella si sposa e ora spetta a me la cura della casa e l’accudimento di mia madre. Trovo lavoro come insegnante in un paese vicino.

Sono anni duri, difficili. Sento che mi sto perdendo, o forse che già mi sono persa… Un giorno stanca di me, vado confessarmi. Alla fine, il prete mi abbraccia dicendomi: “Gesù ti vuole tanto bene, vai avanti!” Allora il mio sogno d’infanzia si risveglia: “Se Gesù mi ama cosi, voglio consegnarGli tutta la mia vita!”

Al termine di una serie di interventi mia madre riprende l’uso delle gambe. Una vera risurrezione. Lei stessa, conoscendo il mio desiderio, mi confida che avrebbe potuto farcela da sola lasciandomi la possibilità di realizzare il mio sogno. Improvvisamente quelle foto rimaste sopite nei ricordi d’infanzia riappaiono in modo vivido, forte. Divoro il Bollettino Verde, un testo di ps Magdeleine, e trovo la meta!

Entro in Fraternità a ventitré anni. Dopo un primo periodo in Austria con i profughi, vengo inviata in Svizzera a vivere con i giostrai. Andavamo di fiera in fiera… di saga in saga, di festa in festa. Sento intensamente quanto sia stato il Signore ad avermi condotta lì: quello è il posto, il mio posto. Ora, dopo più di cinquant’anni sono ancora qui, in un Lunapark. Amo la mia vita.

Eppure non tutto è stato luminoso: è arrivato un giorno in cui la speranza era sparita dalle mie tasche. L’ho cercata affannosamente e disperatamente. E nel profondo del buio è tornata “Come l’uccellino perso che guarda il suo sole Gesù, anche io sono sicura dell’amore del mio sole” – S. Teresa del Bambino Gesù-

La speranza non è più ripartita, anzi mi ha sostenuta quando 2005 sono andata in Argentina per il funerale di mia zia, religiosa, desaparecida nella dittatura nel 1977. Ho potuto attraversare questo evento di morte solo perché quella piccola luce ha continuato ad illuminare il buio del nonsenso, del dolore, dell’ingiustizia. Quello che, per grazia, mi era stato consegnato, non era solo per me, potevo essere anch’io una scintilla nella disperazione di tante madres.

Spolverando i ricordi, rintracciando ciò che ho ricevuto, mi scopro abitata da una profonda gratitudine. In questi lunghi anni gli amici del Lunapark mi hanno insegnato che si può far festa anche nelle tristezze e le difficoltà, da loro ho imparato ad essere più vera e che tutti possiamo essere segno di gioia, della Gioia. Continuo a lasciarmi interpellare dal cuore della mia/nostra gente. Un cuore spalancato ad accogliere senza condizioni chiunque passi, chiunque abbia bisogno.

La piccola speranza si è nutrita, oltre che dalla preghiera quotidiana anche dell’affetto e la compagnia di tante piccole sorelle, amici, di ps Magdeleine e di Jean Vanier e, non da ultimo, dalla presenza di Papa Francesco. Sento che posso solo ringraziare Gesù e tutti quelli che ha messo sulla mia strada.

Ho avuto una vita piena, bella e sono certa che Gesù, amico dei miei sei anni, cammina con me fino alla fine.

ps Geneviéve Joseph

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