Il 26 settembre ho pronunciato i miei Voti perpetui, a Milano, nella Fraternità delle piccole sorelle di Gesù.
È stata una grande gioia poter dire il mio “si” definitivo alla chiamata d’amore di Dio, confermato dalla Chiesa, circondata da famigliari, amici e dalle piccole sorelle.
Dei 13 anni vissuti nella Fraternità, circa otto li ho trascorsi in Algeria, dove piccola sorella Magdeleine, nostra fondatrice, ha iniziato la sua opera, nel 1939, a Touggourt, nel deserto del Sahara. Nella storia di amicizia tra lei e la gente di Touggourt, continuata con le piccole sorelle che si sono succedute, sono stata accolta anch’io. Ho scoperto presso molte persone in questo Paese, per la maggioranza musulmano e di lingue e culture araba e berbere, ospitalità e sete d’incontro con l’altro, anche se differente.
Nel sud sahariano dell’Algeria le attività lavorative che si trovano sono di tipo rurale e artigianale, come quelle svolte da molti dei nostri vicini. Nelle città del nord c’è più varietà, ma per noi straniere, che cerchiamo mansioni per lo più manuali, resta difficile avere un contratto regolare. Nel quotidiano, con vicini e colleghi, ci capita di discutere sulle questioni relative alle nostre religioni, ma spesso emergono temi della vita di tutti i giorni. Nell’atelier di ceramica con cui collaboravo, la questione più “spinosa” riguardava la pulizia del locale in cui si lavorava e mangiava con alcune colleghe: chi deve pulire e quanto spesso? Per delle mie colleghe non ci pagavano abbastanza per fare anche le pulizie…
Tutta la Chiesa in Algeria, come negli altri Paesi dell’Africa del Nord, si definisce anche “Chiesa dell’incontro”: « Al servizio della fraternità con tutti, la Chiesa cattolica desidera offrire al mondo, specialmente con i credenti musulmani, la testimonianza che possiamo vivere come fratelli e sorelle, impegnati al servizio di una stessa umanità, stimolati dalla vita spirituale interiore di ciascuno”.[1] Vivendo con dei musulmani in Algeria ho sperimentato proprio che questa comune umanità, scelta da Dio per rivelarsi a noi pienamente in Gesù Cristo, ci permette di condividere la vita quotidiana con le sue gioie e fatiche. Resta la sofferenza di vedere, a volte, che manca la libertà, in particolare di professare la propria fede per chi appartiene a una minoranza. Ma ho visto che l’impegno a conoscerci meglio reciprocamente e a scegliere vie di amicizia e perdono può portare, nel rispetto della libertà di ciascuno, a questo vivere insieme in quella pace che tanto desideriamo.
In occasione dei Voti perpetui il nostro Consiglio generale m’invia in Marocco. Come in passato, avrò molte cose da imparare circa la lingua araba locale, la cucina, la cultura; conoscere le persone… Ricordo un gruppo di giovani studenti, in Algeria, accompagnati dal loro professore nella nostra comunità per incontrarci. Spiegammo loro qualcosa della nostra vita. Di tutto ciò che ascoltarono li colpì particolarmente il fatto che mangiavamo e cucinavamo couscous, e altri piatti locali, come loro! Mi rendo conto di come questo imparare dall’altro, ammirarlo in ciò che vive di buono per noi alla luce del Vangelo, è un modo di testimoniargli l’Amore di Dio e, quindi, di riceverlo. In Algeria o in Marocco, come qui a Milano nella nostra fraternità delle case popolari di via Salomone, dove sono attualmente, e altrove nel mondo, il nostro desiderio è di lasciarci accogliere, e accogliere a nostra volta chiunque arrivi, condividendo la vita dei più poveri ed esclusi nelle società in cui siamo. L’impegno definitivo del 26 settembre scorso mi fa sentire ancor più quanto ho bisogno di ascoltare la Parola di Dio, di contemplare ogni giorno il Signore presente nell’Eucaristia, negli eventi e nelle relazioni, per poterLo riconoscere insieme agli altri e ricevere/testimoniare la Sua tenerezza per tutti.
Ps Giulia Amata
[1] Liberamente tradotto dal francese dal sito della Chiesa d’Algeria https://eglise-catholique-algerie.org/eglise-algerie/
