Come ci ama Dio?

Dio ha un sogno per noi: sogna che tutte le nostre vite fioriscano come un mandorlo in primavera e che portino frutto in abbondanza. È per questo che ha nascosto in ognuno di noi un desiderio di pienezza, che ci spinge a non accontentarci e a cercare qualcosa “di più”.

Nella vita quotidiana siamo chiamati a vivere la nostra risposta alla chiamata del Signore, perseverando nelle decisioni che abbiamo preso.

Sono libanese, cresciuta in un contesto multietnico, multireligioso e pluriconfessionale. Sin da piccola ho compreso che eravamo libanesi nella misura in cui ci riconoscevamo tessere di un unico mosaico. Soltanto allo scoppiare della guerra civile sono venuta a conoscenza della pluralità delle nostre appartenenze. Tutto intorno a noi ci spingeva a credere che la differenza era un nemico da combattere… Eppure, mentre la guerra mi faceva percepire l’altro come una minaccia, ho impressa nel cuore l’attitudine di mio padre che, nonostante e attraverso tutto ha continuato, rischiando la sua stessa vita, a tessere legami con persone “diverse” da noi e quindi potenzialmente pericolose. I gesti eloquenti di mio padre mi hanno convinto della possibilità di un cammino insieme.

In questa storia dolorosa e audace ho rintracciato la mia vocazione: vivere nell’amore e nell’unità… “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). L’unità di misura per dare vita a questa Parola è l’amore di Dio per l’uomo. Ma la mia domanda è: come ci ama Dio?

Sin dal principio, in ciò che c’è di più profondo nella tradizione e nella legge, Dio chiede all’uomo di essere riconosciuto come unico e di essere amato “con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutta la forza” (Mc 12,30). Questa è infatti la misura con cui Egli ci crea, la misura con la quale ci ama, cioè con tutto Se stesso. Aderire con tutta me stessa: già questo…  non è così scontato!

Non tutti i giorni è semplice farlo, soprattutto quando Dio sembra non farsi sentire, ma non si allontana la richiesta di amore gratuito verso chi vuole ucciderci. Tutte le volte, molto concrete, in cui il cuore è cosi diviso che, guardandoci allo specchio, sembra di non riconoscerci più. No, decisamente: già questo… è un vero esercizio di unità!

Davanti un’ingiustizia posso, possiamo, continuare a porci delle domande sul senso, rischiando di scontrarci inevitabilmente contro un muro. Oppure… possiamo provare a capovolgere gli interrogativi: a cosa mi sta chiamando la vita? In che modo posso lasciarmi interpellare da questo fatto inspiegabile?

Posso riconoscere il sostegno che mi viene dal Signore tutte le volte in cui, nonostante la fatica, il dolore, la delusione, la rabbia, la paura, la confusione… Lui mi regala la grazia di rischiare per distinguere tra la persona e l’atto che ha compiuto, rispondendo così al mio desiderio di amore e di unità.

Non sempre sono capace di sentire che il Signore si avvicina e mi prende per mano proprio lì: per questo per me è importante ascoltare la Parola di Dio. Ogni Parola di speranza, di fiducia, di perdono è nutrimento e buona notizia per me, raggiungendomi nel profondo… La fiducia, la speranza e il perdono nascono allora dalla mia relazione intima con Dio. Come Gesù si alza nel buio per ritirarsi in dialogo con il Padre nel deserto, così anch’io ho bisogno di questo spazio di silenzio, ogni giorno. Concentrandomi su ciò per cui è bello ringraziare, chiedendo perdono per le mancanze di bene mie e degli altri, posso consegnare quei desideri che mi danno la forza per continuare a ricevere la chiamata del Signore per me: l’amore universale che non conosce confini, e che proprio nel limite custodisce e coltiva una fonte di vita.

Ps Rania

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