Ti racconto un viaggio

Sono appena tornata da Ankawa, nel Kurdistan irakeno. Ps Fiorella, ps Marianna, ps Marie-Odette del Rwanda ed io abbiamo raggiunto ps Lami’a in Irak. L’obiettivo era continuare, in presenza, la riflessione sui percorsi formativi all’interno della fraternità.

Vi chiederete, e lo hanno fatto in tanti, perché spingerci fin lì per una riunione, quando potevamo incontrarci a Roma, nella nostra casa generale? Le risposte sono tante e tutte parziali… ma, come succede per un mosaico, tessera dopo tessera, abbiamo scoperto la bellezza di questa scelta. L’intuizione che ha messo in moto l’idea è stato il desiderio di porre un gesto di vicinanza a una parte della Fraternità e del mondo che tanto soffre, ma così altro e così caro a noi piccole sorelle.

Papa Francesco, cominciandola sua visita a Milano dal quartiere della Case Bianche, qualche anno fa, ci diceva: “Voi (quartiere periferico, popolare…) voi siete il centro della città, è da voi che voglio partire per entrare in Duomo”. Quante volte queste parole di Francesco si sono riaffacciate nel mio cuore. Sì, voi regione sofferta e martoriata, dimenticata dai potenti, voi siete il centro, il cuore.

Scegliere di lavorare, interrogarci, riflettere a partire da Ankawa non è stato banale… ma allo stesso tempo ho percepito che ci offrivamo un ascolto diverso dal solito…

Sono rimasta colpita dalla vita dei cristiani: una minoranza dall’identità chiara e viva, radicata nella liturgia, nutrita da una cultura secolare… una comunità che, nonostante i venti contrari desidera aprirsi alla differenza.

Negli ultimi cinquant’anni più e più volte, famiglie, comunità religiose, se non addirittura interi villaggi sono stati costretti a lasciare le loro case, le loro terre. Nonostante ciò non si stancano di ricominciare. La forza e la speranza che ho incontrato hanno interrogato la mia esistenza. Mi sono sentita pigra e comoda. Mi sono fermata a riflettere su quanto la mia fede fosse così tiepida nonostante i tanti sostegni che posso trovare nella mia realtà: la partecipazione all’Eucaristia, i ritiri, e la possibilità di avere un accompagnamento (o di avere uno scambio e un confronto).

Le sorelle di Ankawa e Mossul ci hanno condiviso come e cosa le ha aiutate a “resistere” davanti alla violenza, alla guerra, all’esilio forzato dei propri cari e degli amici. La loro continua ricerca mi ha insegnato come, attraverso un confronto franco e aperto, si possa rileggere la vita fraterna alla luce della Parola. Una sorella ci raccontava che durante la guerra, ogni volta che usciva di casa si chiedeva se fosse in pace con quante restavano. Un’incertezza più che realista la spronava: sarebbe riuscita a ritornare a casa? Rientrando le avrebbe trovate ancora lì?

Contemplare questa strutturale instabilità ha dato alla preghiera di abbandono, che recito ogni sera, un senso nuovo.

Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere amici e vicini della fraternità. Ho ascoltato storie tristi: tanti giovani cercano di emigrare alla ricerca di un futuro che la loro terra non può offrire. Nei loro sogni ci sono la ricca Europa, gli Stati Uniti, il Canada… sanno bene che sarà dura ma non vedono altra via d’uscita. Sognano e sperano nonostante sia quasi impossibile ricevere visti e permessi di soggiorno. Nelle famiglie delle piccole sorelle ci sono gli stessi problemi e le stesse sfide: non di rado succede che genitori, fratelli, sorelle siano così lontani che passano anni prima di riuscire a riabbracciarsi. Noi stesse non abbiamo potuto incontrare le sorelle delle altre fraternità perché era troppo difficile spostarsi nel sud del Paese. Eppure ho sentito che questa difficoltà, invece di imprigionarle tiene vivo l’interesse per la Fraternità e le sorelle sparse nel mondo.

Sono tornata con il cuore pieno di gratitudine per l’accoglienza, l’apertura e la disponibilità delle sorelle. Ci hanno mostrato la ricchezza del loro paese, la bellezza di Erbil, di Alkosh, di Shaklawa.

Sono tornata anche con la gioia di appartenere alla Fraternità che, piccola, povera, nascosta… semina speranza nei cuori di tanti, la speranza di un Dio che è Vita, che è Vivo e che vuole la Vita piena per tutte le sue creature.

Ps Carmela

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