Cosa renderò al Signore?

Il cinquantesimo di professione religiosa nella Fraternità è stata l’occasione per rendere grazie a Dio e rivisitare le motivazioni profonde, tutt’altro che razionali, che mi hanno condotta a questa scelta. La ragione mi avrebbe portata in un’altra direzione, quella che voleva mio padre e la mia famiglia. A muovere i miei passi però c’era un unico motivo: ero innamorata di Gesù.

Stavo attraversando un periodo particolarmente difficile, la situazione familiare mi sopraffaceva e nonostante negli anni dell’adolescenza mi fossi allontanata da Dio, Gesù si avvicinò a me. Mi riempì il cuore di un amore così grande che non avevo più paura della vita. Sentivo il cuore dilatarsi e crescermi dentro il desiderio di amare tutti. Scoprivo anche quanto nessun amore umano potesse riempire davvero il mio cuore: Gesù era l’unico per me ed io potevo vivere solo per Lui.

Un giorno, per caso, mi ritrovai fra le mani una rivista nella quale si parlava di Charles de Foucauld e delle Piccole Sorelle di Gesù che, all’epoca, vivevano in una delle borgate di Roma. Nel mio intimo c’è stato un “clic”: in quelle righe riconoscevo il mio desiderio. Ho atteso per anni che la situazione familiare mi permettesse di partire. Adesso sono passati cinquantadue anni. Forse troppi per poterli raccontare.

Venivo da un paese e da un ambiente familiare protetto. Nella Fraternità ho scoperto la povertà e i drammi che la gente attraversa. Sentivo il desiderio di essere accanto ai poveri e vivere come loro e, mentre cercavo di vivere tutto questo, sono stata chiamata a confrontarmi con la mia profonda povertà personale. Questo mi ha creato non poche difficoltà nella vita comune. Mi sentivo povera, inadeguata e, per difendermi, mi costruivo attorno delle impalcature. Nell’abisso di questa esperienza ho sentito il Signore coprirmi con la sua misericordia, rendendomi presentabile così come ero. Questa esperienza ha radicalmente cambiato la mia vita: mi sono sentita giustificata e ho promesso al Signore -e a me stessa – di mostrarmi sempre così come sono, avvolta solo dalla sua misericordia, semplicemente chiamata a vivere, testimoniare e condividere il dono ricevuto.

Altre volte ho attraversato momenti difficili, ma in realtà sono diventati luoghi per accogliere una grazia nuova e insospettata. L’esperienza della risurrezione ha trasfigurato i “misteri dolorosi” in “misteri gloriosi”. I “misteri gaudiosi” mi hanno svelato la bellezza della vita condivisa, del cammino con le sorelle e con i vicini. Lì dove non pensavo di poter andare, lo Spirito mi ha sempre spinto e preceduto.

Ho vissuto lungamente a Cuba, in un piccolo villaggio.

Nonostante l’accoglienza e l’amicizia le nostre vicine non capivano bene né chi fossimo né cosa facessimo. Per molti anni infatti, il regime comunista aveva proibito l’insegnamento della religione…. Quale grande gioia ritrovarmi ad accogliere la loro richiesta: desideravano leggere il Vangelo così come ci vedevano fare settimanalmente fra noi. Attraverso i loro occhi nuovi e commossi mi è stata data la grazia di riscoprire il Vangelo. Il cammino è durato anni e man mano che nel villaggio altre persone si univano al gruppo si sono moltiplicate le comunità di condivisione della Parola. Ogni gruppo era guidato da un’animatrice e con queste ci trovavamo a pregare e a preparare gli incontri. Condividere con gioia la Parola e la preghiera resta una delle esperienze più belle della mia vita.

“Cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?

Alzerò il calice della salvezza e benedirò il nome del Signore”

Ps Costanza Maria

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