La sua speranza siamo noi

Mammamia!

Quest’ anno sono quarant’anni che sono in Fraternità…

Mi vedo ancora bussare alla porta! Sembra ieri! Ad accompagnarmi c’erano gli amici di sempre: Marco, Luce e Mimmo. Avevamo viaggiato tutta la notte… a quei tempi niente treni ad alta velocità!

Eh sì! Quarant’anni… una vita!

Tutto é cominciato nel gruppo giovanile parrocchiale e nel movimento giovanile missionario diocesano (MGM) con cui andammo a fare l’esperienza di Spello… Di quell’esperienza due cose mi sedussero: la concretezza e la radicalità dell’incarnazione di Gesù e la preghiera d’abbandono di Charles de Foucauld.

Pensavo di partire in Africa come missionaria laica ma non appena ho conosciuto questo carisma ho scoperto che corrispondeva perfettamente alle mie intuizioni: come Gesù di Nazaret, vivere una vita contemplativa nel mondo dei poveri. Con loro e come loro.

Qualche tempo dopo sono entrata nella Fraternità delle Piccole Sorelle.

Dopo i primi anni in Italia, coronando un sogno di gioventù sono partita in Cile. Abito qui da ormai trent’anni. I primi venti li ho vissuti nel deserto dell’Atacama condividendo la vita e il destino dei lavoratori stagionali.

Ero una bracciante agricola nelle multinazionali che producono-esportano uva da tavola. Le condizioni erano molto esigenti: dodici/sedici ore di lavoro al giorno, salari miserabili e senza un minimo di sicurezza. Abbiamo lottato per avere bagni e acqua potabile.

In quella durezza, nel gomito a gomito con tante persone, ho cercato di essere amica e sorella di chi mi stava accanto. Ho ascoltato e sono stata ascoltata. Ho toccato con mano la misericordia di Gesù: una compaña di lavoro mi diceva: “so di essere peccatrice, però so pure che Lui mi ama”, lei faceva concretamente esperienza della misericordia. Una misericordia che si fa carne, cammino, spinge a rialzarsi dopo le cadute… Con loro ho ricevuto la benedizione di Dio e la benedizione che possiamo essere gli uni per gli altri.

Ho scoperto in loro e attraverso di loro un amore che non ha bisogno di troppe parole. Mi hanno aiutata a crescere nella consapevolezza dell’amore di Dio per me aiutandomi a comprendere che, l’essenziale della mia vocazione, é farlo sentire agli altri.

Alla fine di ogni stagione, con le mie compagne di lavoro, ascoltavo sempre lo stesso ritornello: il lavoro dura sei mesi, e gli altri sei mesi che facciamo? Come viviamo? E a forza di riflettere ci siamo dette: “E perché non inventiamo qualcosa di diverso, di alternativo?”. Da qui è nata l’idea di creare un artigianato che ci aiutasse a sopravvivere. Per qualche anno abbiamo lavorato sei mesi nelle vigne e sei mesi nell’artigianato. Poi abbiamo cominciato ad entrare nella rete dell’economia solidale e del commercio equo, il gruppo è diventato più stabile, uscendo completamente fuori dalla situazione di sfruttamento da parte delle multinazionali. Oggi, dopo vent’anni anni, la cooperativa continua a mantenersi ed è bello vedere persone che, finalmente a testa alta, riescono a vivere dignitosamente del proprio lavoro addirittura incoraggiando e appoggiando altre iniziative volte a dare dignità ad altri.

Non voglio solo essere voce dei senza voce. Desidero spendermi affinché ciascuno possa far sentire la sua. La mia voce non é più importante della loro. È ciò che è successo all’inizio della mia vocazione, nel movimento giovanile: qualcuno mi ha dato fiducia, ha creduto in me, ed è quello che voglio fare con altri.

Attualmente vivo in un quartiere nella periferia di Santiago. Le tematiche e i problemi sono altri, ma mi ritrovo con la stessa umanità ferita che ha bisogno di tenerezza e misericordia. É qui che fraternamente, cerchiamo di mettere al centro della nostra vita il mistero di Gesù di Nazaret “che passò facendo del bene e risanando tutti” At 10,38; contemplandoLo in questo suo farsi uomo e prossimo di tutti, stando sempre dalla parte degli ultimi vorremmo anche noi che la nostra vita fosse questo “pane spezzato” che risana dando vita e speranza a chi è ferito. Gesù è stato un uomo di speranza e la sua speranza siamo noi.

Ps Donata

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