Ormai è una di noi

Cara Daniela,
sono a Napoli da sette mesi e sto lavorando in un ristorante-pizzeria.

Pulisco i locali del laboratorio e i macchinari, sistemo il magazzino e faccio piccole attività di aiuto-cucina, come pelare le patate o grattugiare il parmigiano. Il ristorante è grande e ci sono sempre tante cose da sistemare; ho tanti colleghi e quello che mi piace è lavorare tutti insieme per il “servizio”, soprattutto nei momenti più impegnativi, come i “giorni delle cozze”! Forse non sai, ma qui il Giovedì Santo si è soliti mangiare la zuppa di cozze; puoi immaginare, quindi, che ne abbiamo pulite tantissime!

Ero stata assunta da poco e non capivo bene come dovessi fare, né cosa mi dicevano, -i miei colleghi parlano spesso napoletano-; però alla fine siamo riusciti a capirci e ora anch’io mi diverto a usare qualche espressione napoletana: “c’am a fa’”, “me sfastedio”… ovviamente pronunciando tutto con il mio accento toscano! Ho anche imparato a dare del Voi anziché del Lei e che “don” è un titolo di rispetto quindi non si tratta sempre di un prete! Per questo, però, c’è voluto un po’. I primi tempi, infatti, il non capire e il non sapere come fare le cose, oltre alla fatica fisica, ha reso il lavoro non facile, ma i colleghi sono stati molto accoglienti e mi hanno insegnato tutto… anche i nomi dei pesci! Adesso so che quello “grasso” si chiama orata e quello “magro” spigola… quello “brutto con i baffi” ovviamente scorfano! Sono stati davvero gentili ad insegnarmi come potevo pulire il pavimento in modo più veloce ed efficace.

I primi giorni mi offrivano da mangiare sempre qualche cosa di fritto… zeppole, crocchè o altro. E io dicevo: “No, troppo fritto, non riesco!”. Invece all’ultima offerta di una frittatina di pasta ho mangiato senza protestare, allora Anna Maria ha detto: “Elisa ormai e’ una di noi!”. I colleghi hanno una vita difficile, il lavoro è spesso duro e stressante, il padrone non sempre paga puntualmente… anzi, per la verità anch’io mi trovo spesso a dover chiedere la paga. Ognuno ha i suoi problemi personali e le sue difficoltà ma tutti cercano di scherzare e prendere le cose con il sorriso e anch’io ci provo. Cantare le canzoni napoletane o le sigle dei cartoni animati anni Ottanta oppure fare due chiacchiere bevendo il caffè prima o dopo il lavoro ci aiuta a sopportare lo stress e la fatica.

E penso che sia questo a darmi davvero vita: sentire i racconti delle loro gioie e dei loro problemi, ma soprattutto come affrontano tutto senza lamentarsi perché, come dice Totore, un cameriere: “Quant’ è buono buono chiù nero che mezzanotte no po’ venì” e poi, aggiunge in italiano, “il Signore è sempre con noi!”.

Elisa Anna

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