Perché nulla si perda

Esco di casa per andare al lavoro. Porto nel cuore queste parole: “La volontà di colui che mi ha mandato è che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato. Ma che lo resusciti nell’ultimo giorno” Gv 6,39.

Sono grata! In Gesù, nulla della mia umanità è perduto, nulla è perduto di ogni persona che abita questo quartiere, questa città, il mondo intero.

Da questi pensieri mi sveglia la voce di Carmine: “Sorella, sbrigati, arriva l’autobus!”. Attraverso in fretta la strada e riesco a salire sul bus. Grazie Carmine: la tua attenzione ha fatto sì che non perdessi l’autobus!

A quest’ora siamo sempre gli stessi. Negli anni, giorno dopo giorno, la conoscenza si è approfondita. Antonella e Carmela sono ormai due amiche. Ci scambiamo qualche battuta sul tempo, sul lavoro, poi si aggiungono piano piano notizie della famiglia, del quartiere, della città. “So che cercate ancora del lavoro, vero?”, mi chiede un giorno Antonella. “Si, Clémence cerca di completare la sua settimana”, rispondo. Ora Clémence lavora ogni giorno! Grazie Antonella: la tua premura ha permesso che la nostra ricerca non andasse persa.

“Ciao a domani!” Arrivo al capolinea e devo scendere.

Sono colf in una famiglia del centro storico. Attraverso quindi Porta Nolana, incamminandomi verso il cosiddetto “Rettifilo”, che sarebbe poi Corso Umberto (a Napoli siamo esperti nel cambiare il nome alle strade!), mi inoltro nel quartiere di Forcella. I primi negozi tirano su le serrande e saluto Giovanni che lavora in un negozio di alimentari.

Ogni volta che c’è il sole se ne esce sempre dicendo: “Oggi è n’u juorno buono!”. Ci scambiamo un sorriso, lo indovino dagli occhi, e neppure questo va perduto.

La strada si fa un poco in salita, attraverso via Duomo e imbocco via San Biagio dei Librai, eccomi veramente nel centro storico! A quest’ora è come entrare nello sbadiglio di una città che si sveglia.

La pandemia ha trasformato il volto della città. Prima, a quest’ora del mattino, era tutto un brulichio di gente ora invece le strade sono vuote, i negozi sono aperti solo in zona gialla, i bimbi seguono le lezioni da casa, via San Gregorio Armeno è, ormai, completamente deserta, nei bar sopravvissuti alla crisi pochissimi sono gli avventori. Tutto questo mi riempie di tristezza.

Mi piace ogni tanto fermarmi con Gennaro che apre la sua bottega di souvenir: “Il locale è mio e posso aprire perchè non pago affitto, il guadagno è pochissimo, ma tra negozianti ci sosteniamo. Lo vuoi un caffè?” Grazie Gennaro: sei attento ad ognuno, magari ci perdi in guadagno ma non “perdi” la fiducia e il coraggio di andare avanti.

Dopo un tragitto di trequarti d’ora eccomi arrivata al lavoro: nulla di quanto vissuto in queste prime ore del giorno è “andato perduto”. Tutto rimane nel mio cuore, nella mia preghiera.

Ps Anna Serena

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